Il privilegio di essere un guru by Lorenzo Licalzi

Il privilegio di essere un guru by Lorenzo Licalzi

autore:Lorenzo Licalzi [Licalzi, Lorenzo]
La lingua: ita
Format: epub, mobi
editore: BUR
pubblicato: 2014-06-09T22:00:00+00:00


XIV

La terza settimana della mia personale via crucis, Maria l’ha passata quasi tutta a letto per via di una brutta influenza. Era iniziata come un banale raffreddore ma dato che lei si cura esclusivamente con l’omeopatia nel giro di qualche giorno il raffreddore si è trasformato in una mezza bronchite. Da bravo fidanzato sono passato a farle visita, qualche volta, nella speranza che magari trovandola già a letto... ma era così malridotta che io stesso non ho avuto il coraggio di approfittarne, e poi la donna infettiva confesso che mi frena un po’. Così la domenica sono andato con Saro e Ditasudicie a vedere Sampdoria-Juventus, e tanto per cambiare Ditasudicie si è picchiato. Io e Saro siamo sampdoriani (anche se, come si sarà capito, il calcio non è precisamente il primo dei miei interessi) mentre Ditasudicie è juventino, anzi «giuventino» come dice Saro. Non so come Ditasudicie fosse riuscito a procurarsi tre biglietti in tribuna superiore settore 0, fila 14, posti 26 27 e 28, in pratica sulla linea del centrocampo e nel cuore della tifoseria blucerchiata di livello medio alto, tutta gente abbastanza tranquilla ma che quando va alla partita si trasforma in un branco di iene ululanti.

Avendo i posti numerati, ci siamo dati un appuntamento tranquillo alle due e mezza all’angolo tra la Sud e le tribune. Giornata rigida, cielo plumbeo e tramontana che sferzava la città e in particolar modo si accaniva sul Luigi Ferraris. Io sono arrivato in leggero ritardo a causa della quasi impossibilità di trovare posteggio, infatti ho preso la multa. Appena li ho visti ho avuto un attimo di sgomento. A parte il fatto che la differenza di altezza, visti così, da lontano, era imbarazzante, sembravano Stanlio e Ollio ma di più, nel senso che Ditasudicie, pur essendo sicuramente un po’ più magro, è probabilmente più alto e nell’insieme più imponente di Ollio, mentre Saro ho idea che sia più piccolo di Stanlio, il dramma era come si erano vestiti: Saro pareva Amundsen nella tempesta quando raggiunse il polo Nord, e non a caso dico Amundsen perché il suo abbigliamento era come dire... un po’ datato, e inoltre, ho scoperto dopo, si era portato dentro a uno zainetto una coperta per non prendere freddo alle gambe, Ditasudicie invece sembrava una zebra: cappello sciarpa guanti e giubbotto bianconeri, e come se non bastasse indossava un bel paio di jeans neri e ai piedi calzava delle Adidas (taroccate) bianche con le tre strisce nere anche quelle. Stranamente non aveva la bandiera, in compenso s’era comprato una di quelle trombe da stadio con bomboletta ad aria compressa.

Poco prima di entrare, mentre eravamo in fila e dopo aver notato che il servizio d’ordine lo guardava storto, gli ho detto:

«Vincenzo scusa, non vorrei sembrarti apprensivo ma forse era meglio se non venivi così bardato. Magari, prima di entrare... emh... togliti qualcosa, sai com’è...».

«Tranquillo, non c’è problema, siamo gemellati», mi ha risposto con un mezzo sorriso che rivelava una sapiente sicurezza. E poi, visto che nonostante tutto non dovevo



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